“Il Jobs Act degli autonomi colma almeno in parte un ritardo non più tollerabile sia per ragioni di ordine propriamente costituzionale sia per quelle di natura economica, politica e sociale. Per la prima volta, in un provvedimento dai contenuti circoscritti, ma pur sempre organico e dotato di una visione di insieme, il Legislatore prende atto della necessità di occuparsi del lavoro professionale, del rilievo socioeconomico del comparto, della strategicità dell’investimento nei confronti di quella parte del mondo produttivo che si dimostra sempre più spesso come la più idonea a favorire processi di innovazione e di sviluppo della cd. economia della conoscenza. Così Marina Calderone, Presidente del Comitato Unitario delle Professioni, ha commentato il via libera definitivo del Parlamento alle “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale”, il provvedimento approvato il 10 maggio in Senato con 158 voti favorevoli e diventato legge dopo 15 mesi dal varo del Consiglio dei Ministri.

La linea di intervento intrapresa dalla riforma del lavoro autonomo rappresenta per la Presidente “un primo segno di attenzione verso forme di lavoro non subordinato gravemente colpite dalla crisi economica” e “pone le basi per un successivo intervento legislativo a favore dell’equo compenso. Insieme alla deducibilità delle spese per la formazione dei professionisti, il CUP vede con favore anche la riaffermazione, all’interno del ddl, del principio di sussidiarietà che può favorire un processo di affiancamento e di progressiva sostituzione dei professionisti a branche dell’amministrazione pubblica sempre meno in grado di garantire soglie alte di qualità dei servizi e/o di protezione dei diritti dei cittadini.

Il Governo, in sede d’esame al Senato sul disegno di legge recante misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (AS 2233-B), ha accolto l’ordine del giorno del Senatore Maurizio Sacconi impegnandosi a tutelare l’equo compenso delle libere professioni.

Sacconi ha infatti invitato il Legislatore a valutare la possibilità di prevedere parametri, ai fini di informazioni al mercato, di determinazione del compenso dovuto ai lavoratori indipendenti, tenuto conto dei principi e dei vincoli derivanti in materia dall’ordinamento dell’Unione europea, nonché a valutare l’opportunità e la praticabilità dell’introduzione di un compenso minimo per il lavoro dipendente, tenuto conto degli orientamenti già espressi in materia dal Parlamento in sede di esame della delega lavoro (legge n. 183 del 2014).

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